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  Riceviamo e pubblichiamo un primo commento di Romolo Vitelli, già segretario politico del PCI di Francavilla negli anni '70,  sulla morte di ParsifalCatena un amico, un compagno ed una gran brava persona. Sul prossimo numero di PrimoFoglio dedicheremo molto spazio alla sua figura. 

            In morte di un amico

"Ricordati che tu non sei che un attore di un dramma che sarà breve o lungo secondo la volontà dell'Autore. E se a lui piace che tu reciti il ruolo di un mendicante, cerca di recitarlo convenientemente. Lo stesso, se ti viene concesso il ruolo di uno zoppo, di un magistrato, di un privato cittadino. Perché questo è il tuo compito, recitare nobilmente la parte che ti è stata assegnata, qualsiasi essa sia; quanto alla scelta di essa, è compito di un Altro". Epitteto ( filosofo greco, 50 - 138), Manuale, 17.


                                                     

Parsifal Catena,

(in una foto degli anni '80)





 


Ero tornato recentemente a Francavilla, dopo dieci anni dall'ultima volta, che ci eravamo visti, con il desiderio di salutarti e magari scambiare qualche parola con te, caro Parsifal, e per rivedere gli amici e i compagni di un tempo. Appena arrivato, avevo saputo che le tue condizioni di salute erano peggiorate e che la malattia ti impediva ormai di parlare. Pensavo in cuor mio di venirti a trovare di stringerti la mano e di parlare soltanto io, ricordandoti i bei momenti trascorsi insieme magari a discorrere di caccia ( la tua grande passione ), ma soprattutto, mi premeva riandare con te, con la memoria, alle tante lotte e alle numerose battaglie condotte in Consiglio Comunale e nel comune, insieme ai compagni della sezione del P.C.I. e all'amico e combattivo, avv. Marcello Russo, contro la speculazione edilizia, per dotare il nostro centro di un corretto ed armonico Piano Regolatore Generale, in grado di salvaguardare insieme il territorio e la vocazione turistica di Francavilla, per la metanizzazione pubblica del comune, portata avanti dalle forze democratiche e di sinistra e dall'onesta ed efficiente amministrazione del dott. Dante De Toma, per l'uso pubblico della Fonte di Ricciardelli, per mantenere vivo il ricordo dei " Martiri di Santa Cecilia" ecc., ma anche la dura battaglia alla fine vinta per ottenere la disponibilità dell'uso del Piazzale Sirena per la nostra prima festa de l'Unità della sezione, organizzata con un giusto equilibrio tra il momento politico, quello ricreativo e quello cultural - popolare; ma appena sono arrivato a casa tua, in quell'appartamento della "Civitella", (dalle cui finestre si gode la magica visione dell'azzurro mare), dove tante volte ero entrato per strapparti ai tuoi affetti famigliari, per condurti magari a qualche riunione al "Foro", alle "Piane" o alla "Contrada Carletti", dai visi affranti e addolorati della tua cara e devota moglie e del tuo premuroso figlio Aureliano, ho capito di essere arrivato troppo tardi. Giacevi immobile nel tuo letto tra flebo ed ossigeno, ma non credo tu mi abbia riconosciuto, anche se in cuor mio l'ho sperato; e mi sono limitato perciò a stringerti la mano e a fermarmi un po'accanto a te .

In quel momento guardando il tuo viso, segnato certamente dalla fatica, dagli anni, dalla malattia e dalla sofferenza, ho potuto scorgere nei tuoi occhi sfavillanti i riflessi premonitori degli ultimi bagliori di luce; ma vi traspariva quella vitalità, sebbene appena soffocata, ma ancora indomita, che tu sprigionavi a piene mani nelle varie iniziative che il partito aveva dispiegato, negli anni '70.

            Allora il mio pensiero è riandato in dietro ai primi momenti, del nostro incontro. Ti avevo conosciuto come un abile e spensierato cacciatore di beccacce, accanito tifoso di calcio, con "La Gazzetta dello sport" sempre sotto il braccio e un bravo capo - cantiere. Non avevi studiato, come del resto accadeva un tempo, non molto remoto, alla maggioranza dei figli della classe operaia di allora, ma eri dotato di una speciale sensibilità culturale e politica, che non sfuggiva ad uno sguardo attento. Nella fatica del duro lavoro dell'edilizia hai incominciato ad avvertire, anche se confusamente, i meccanismi dell' ingiustizia e dello sfruttamento; ma è nella militanza di base, nelle lotte, nei dibattiti, nelle letture de "l'Unità" che la tua coscienza politica è andata via, via sempre maturando, irrobustendosi sempre di più e portandoti ad essere un punto di riferimento nella vita della sezione di cui presto tu, autentico figlio della classe operaia, sei diventato un segretario amato e rispettato per il rigore, l' onestà e lo spirito di abnegazione e di sacrificio che mettevi nel lavoro di amministratore e di dirigente nel comune di Francavilla e nella "Zona dell'Ortonese".

La nostra amicizia era nata dal profondo rapporto di stima e di rispetto che ci legava.

 Con te e con un altro caro compagno, il grande e compianto Ferruccio Scarponi, un altro figlio del popolo, dirigente carismatico, amatissimo dai compagni e dai francavillesi tutti, ho condiviso una felice stagione politica carica di aspettative e di promesse, in parte andate purtroppo deluse. Ricordo le tante ore trascorse in discussioni appassionate, sulla situazione italiana, su quella francavillese, sull'alterazione dell'equilibrio dell'Adriatico, passeggiando insieme come due fratelli sull'arenile di Francavilla in quelle belle mattinate primaverili o autunnali; oppure gustando, con i compagni della sezione un'ottima pizza e un boccale di birra dal mitico "Poloni", sul paese alto.

La tua passione per la giustizia sociale e per l'uguaglianza si coniugava con un ideale di famiglia fertile che educa i figli al dovere e alla solidarietà verso il prossimo. I tuoi figli sono cresciuti bene e hanno coltivato la tua stessa passione civile, come ci tiene a ricordarmi tua moglie, interrompendo il mio soliloquio: "Professo', ha ripreso tutto da suo padre!"- indicandomi orgogliosamente Aureliano, che nel frattempo si era allontanato per rovistare tra le tue carte, custodite gelosamente. "Guarda, compagno Romolo, quante interrogazioni, interpellanze, mozioni, presentate da mio padre in Consiglio Comunale"!; e poi regalandomi una  tua foto aggiunge: "Devi farlo conoscere... tutti devono sapere chi era, soprattutto i giovani d'oggi!"

Caro Aureliano, spero di essere riuscito con queste note a dare almeno il senso di una vita spesa bene per il Paese, com'è stata quella di tuo padre; e quanto a te, caro Parsifal, se è vero quello che dice il filosofo Epitteto che ognuno è "attore di un dramma che sarà breve o lungo secondo la volontà dell'Autore ...", penso, caro compagno, guardando indietro, alla tua vita, al tuo lavoro, agli anni di lotte e di passione politica e civile che tu sia stato un uomo buono, un padre affettuoso, con una solida fibra morale e in definitiva che tu abbia assolto bene e nobilmente al tuo ruolo di uomo e di cittadino eticamente responsabile, che ti era stato assegnato.

Sono sicuro che in questa fase delicata di grave crisi della società italiana, il tuo impegno generoso per un mondo migliore, rimarrà un lascito prezioso e sarà un esempio duraturo e luminoso, cui possono guardare con fiducia i tanti giovani appiattiti e smarriti  nel presente e "senza padri né maestri"; ma desiderosi di trovare valori etici,validi e solidi come quelli impersonati, incarnati e vissuti da te.

 

Grazie caro Parsifal, amico e compagno di tante lotte e addio per sempre.

 

 

Romolo Vitelli

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