Vuoi darci una mano? Buendia e Primo Foglio aspettano anche te! Invia i tuoi articoli, vieni a trovarci nella nostra sede.
 

Combattere il negazionismo solo  per legge?

Dopo la proposta avanzata dal presidente della comunità ebraica di Roma, Pacifici, per la promozione di una legge finalizzata ad introdurre il reato penale per chi nega la verità di Auschwitz, si è riaperto, nel nostro Paese, il dibattito sul tema del negazionismo. Ci si interroga in particolare sull'opportunità di introdurre misure legislative per combatterlo. Alcuni storici sostengono che il negazionismo è un fenomeno di degenerazione della loro disciplina, ma ritengono che non sia il caso di intervenire per via legislativa per condannare e sanzionare queste che restano correnti insignificanti di becero revisionismo, perché le "argomentazioni dei negazionisti pur abiette possono essere di stimolo per la ricerca"; e aggiungono: "La verità storica non può essere certificata da un tribunale, perché ogni verità imposta dall'autorità statale rischia di minare la libera ricerca storiografica ed intellettuale". Ma le cose stanno veramente in questi termini? E' vero che "le argomentazioni dei negazionisti possono essere di stimolo alla ricerca", e "che ogni verità imposta dall'autorità statale rischia di minare la libera ricerca storiografica ed intellettuale?"

 A mio parere si tratta di affermazioni che  poggiano su false premesse che non tengono conto di tutte le questioni in campo e soprattutto delle implicazioni che comportano: da quelle della ricerca e della politica a quelle penali e morali. Non potrò, per l'economia di quest'analisi, affrontare in modo organico tutte le problematiche in questione, mi limiterò ad alcune sommarie risposte. Innanzitutto le implicazioni di natura politica. Il sì alla legge,  pronunciato da tutto il mondo politico italiano, di destra e di sinistra, con poche eccezioni, segue la direttiva della Decisione Quadro del 28 novembre 2008 adottata dall'Unione Europea: "Ciascuno Stato membro adotta le misure necessarie affinché i seguenti comportamenti intenzionali siano punibili... l'apologia, la negazione o la minimizzazione grossolana dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra". Da qui la proposta di Pacifici.

Ma chiediamoci: "Perché la Comunità Europea ha adottata questa decisione?". Forse "per impedire la ricerca storiografica?" Non credo proprio, anzi tutt'altro, perché condannare il negazionismo nulla ha a che fare con il reato d'opinione, con la revisione storiografica (che è un dovere deontologico, professionale per ogni storico serio, che sa, come ci ricorda K. Popper che "la ricerca non ha fine"). Il negazionismo nega o tenta di sminuire (che è una manipolazione questa non meno subdola e pericolosa della negazione) quell'immane"rottura d'umanità" che è stata la tragedia della Shoah, rappresentata emblematicamente da Auschwitz.

Per cui se vogliamo neutralizzare il negazionismo dobbiamo chiederci innanzitutto quali sono le motivazioni che spingono i negazionisti?" Diremo che sono guidati dalla stessa logica che guidava i nazisti i quali, dopo aver sterminato milioni di vittime, cercavano di cancellare le prove, eliminando schedari, documenti compromettenti, distruggendo le camere a gas, i forni crematori ecc. Perché lo facevano? Perché, spiega il filosofo T. W. Adorno, "Appartiene al meccanismo dell'oppressione vietare la conoscenza del dolore che produce." La conoscenza del dolore inflitto, il suo ricordo, l'orrore che produce nelle coscienze sono un potente antidoto contro il male; per questo si tenta di cancellare persino la memoria di quegli eventi che sono così incredibili da essere considerati inconcepibili.

E' illuminante a tal proposito ciò che racconta Simon Wiesenthal, il "cacciatore di nazisti", scomparso non molto tempo fa, nelle pagine conclusive del libro "Gli assassini sono tra noi".

 Il giovane Simon, internato ad Auschwitz, accompagnava verso la fine della guerra Merz, un caporale del lager dai tratti umani, a cercare vettovaglie dai contadini per i militari nazisti del campo.  I due stanchi, si sdraiarono vicino ad un ruscello e Merz, rivolto al giovane internato disse: «Supponga che un'aquila la porti in America, Wiesenthal, che cosa racconterebbe una volta laggiù?». Wiesenthal stava zitto aveva paura di esternare i suoi pensieri. Merz, sorrise. « Non abbia paura. Può parlare francamente. »

« Immagini, Wiesenthal, che lei sta arrivando a New York, e la gente le chiede : " Come andavano le cose in quei campi di concentramento tedeschi? Che cosa vi facevano?"

« Credo... credo che direi alla gente la verità."

« Lei direbbe la verità alla gente in America. È giusto. E sa che cosa accadrebbe, Wiesenthal?» Si alzò lentamente e mi guardò, poi sorrise. «Non le crederebbero. Direbbero che è matto. Forse la metterebbero perfino in manicomio. Come può un uomo credere a questa terribile faccenda... se non c'è passato personalmente?»

I negazionisti non sono ricercatori storici, ma "assassini della memoria", come li chiama P. Vidal Naquet i cui genitori sono stati eliminati ad Auschwitz. Portano avanti un'iniziativa politica e strumentale finalizzata a mettere in discussione e cancellare verità storiche e valori democratici per offrire coperture, legittimazione e giustificazione teoriche ai tanti nostalgici del nazismo che vorrebbero rifare ciò che altri hanno fatto, ma per questo devono cancellarne il ricordo e la memoria. I negazionisti sanno benissimo che "Chi è padrone del  passato"- come ci ricorda G. Orwell - "è padrone del presente, chi è padrone del presente è padrone del futuro".

Perciò quando si fanno affermazioni come quelle che seguono: "Gli ex internati, i testimoni sono dei 'mentitori' che  avevano interessi ed erano dei perversi!" "Hitler ce lo ha insegnato, uccidere gli ebrei non è reato!" bisogna sapere che non ci troviamo di fronte a semplici opinioni di liberi ricercatori, ma a calunnie, a menzogne vergognose e ad istigazioni intenzionali allo sterminio, cioè a reati perseguibili penalmente per tre motivi: calunnia, vilipendio e apologia di strage.

Per questo contro i negazionisti che negano la deportazione e lo sterminio abbiamo il dovere della memoria, perché come ci ammonisce E. Wiesel : "Se qualcosa potrà salvare l'umanità sarà il ricordo. Il ricordo del male servirà da difesa contro il male; il ricordo della morte servirà da difesa contro la morte".

 Di fronte al rigurgito neonazista, alla xenofobia e al razzismo oggi dilaganti, un po' dappertutto in Europa e non solo, la comunità ha il dovere di ricordare e soprattutto di far conoscere la deportazione, di "Insegnare Auschwitz" nelle scuole, perché come dice Primo Levi:

 "Ogni uomo civile è tenuto a sapere che Auschwitz è esistito, e che cosa vi è stato perpetrato: se comprendere è impossibile conoscere è necessario".


Romolo Vitelli, Varese.

 




Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna