URBANISTICA: VOLUMETRIE ZERO ANCHE A FRANCAVILLA
Nel mio programma da Candidato a Sindaco della Sinistra del 2008 ed in quello di Uniti a Sinistra-SEL Michele Pezone, nel 2011, vi era una proposta che ormai si va affermando nella nuova cultura urbanistica tesa alla sostenibilità.
Si è consumato troppo territorio, occorre fermare l'edificazione.
Sono parecchi gli esempi in europa ma ora anche in Italia.
Nel corso del convegno La vallata virtuosa svoltosi a Miglianico qualche settimana fa organizzato da SEL è stato fatto l'esempio di Cassinetta di Lugagnano (MI).
I comuni a cemento zero sono una realtà interessante che animano il dibattito sulla città sostenibile. La loro battaglia si sposa perfettamente con la filosofia della sostenibilità e la consapevolezza di vivere in un pianeta limitato con risorse limitate.
Questi comuni virtuosi che, a partire da Cassinetta di Lugagnano (MI), hanno deciso di non occupare più un solo metro quadro di suolo agricolo con nuovo cemento (per la precisione la scelta più comunemente adottata è quella di "congelare" le previsioni di espansione urbana dei piani precedenti) perché preoccupati della condizione allarmante del nostro territorio (nella sola Lombardia in media vengono coperti dal cemento 13 ettari al giorno e la provincia di Milano vanta il primato del 43% di suolo edificato).
SVENDUTO IL TERRITORIO, IL BENE PIU' PREZIOSO
A Francavilla il PRG approvato nel 1998 è stato applicato a pezzi e bocconi secondo le convenienze ma nulla si è programmato.
La pianificazione territoriale, a garanzia dell'interesse collettivo, è stata sostituita dagli interessi dei pochi.

Nel giro di sessant'anni abbiamo svenduto il nostro bene più prezioso, il territorio, un tesoro unico che tutto il mondo ci invidiava, Il paesaggio italiano (tutelato dall'art. 9 della Costituzione) sta scomparendo per lasciare il posto al villaggione continuo, a residences, case vacanze, palazzi e villoni.
PERCHE' ACCADE QUESTO?
Il motivo va cercato nel meccanismo perverso che permette ai comuni di finanziare i servizi ai cittadini con gli oneri di urbanizzazione.
Sono entrate una tantum e prima o poi, il territorio finira' e non vi sarà più suolo libero, con il risultato che le entrate nelle casse comunali crolleranno comunque e avremo nel contempo affogato il territorio nel cemento.
Inoltre si è sostenuto che il mercato edilizio in espansione avrebbe portato lavoro ai francavillesi.
Sarebbe interessante sapere quanti di essi hanno lavorato nei cantieri aperti negli ultimi 40 anni e quanti sono andati in pensione con tali periodi lavorativi.
COME BLOCCARE IL FENOMENO
Il fenomeno è davvero preoccupante, la strada per uscirne è quella che stanno percorrendo i comuni a cemento zero. Ciò che serve sono solo un po' di volontà, tenacia e degli amministratori onesti che abbiano un po' di spina dorsale. Ma a Francavilla, esempio lampante di come distruggere il territorio costiero in 30 anni, è arrivato il momento di fare di più.
Per questo motivo il nostro giornale e la nostra associazione promuoveranno una petizione popolare ai sensi dell'art. 46 dello statuto comunale per una proposta di modifica degli strumenti urbanistici con l'inserimento dell'opzione zero cemento nell'area urbana e agricola,riqualificazione dell'esistente patrimonio edilizio (per 50 mila abitanti) e premi nella demolizione e ricostruzione eseguita con i criteri della sostenibilità.
La proposta sarà rivolta ai cittadini nelle prossime settimane.
mORENO bERNINI
COMUNI NO CEMENTO
Solza, Pregnana Milanese, Ozzero, Ronco Briantino confermano che è già possibile, da un punto di vista economico, effettuare il passaggio da una cultura di espansione a una cultura di riqualificazione.
Ciò non significa dire stop all'edilizia.
Prioritarie devono essere recupero e manutenzione delle volumetrie esistenti, e se troppo oneroso o impossibile, gli interventi di demolizione e ricostruzione.
"Non si potrà mai realizzare, è troppo oneroso e può funzionare solo nei paesini" sono le classiche obiezioni al cemento zero.
Ma è forse un paesino Monaco di Baviera?
Per quale ragione il modello tedesco non potrebbe trovare applicazione anche da noi?
Oltre a non consumare territorio, queste strategie ridanno vita e aggregazione, perché recuperando l'esistente si ottengono due benefici in uno: è vero che vengono a mancare gli oneri di urbanizzazione, ma si riducono di pari passo le relative spese a carico dei comuni comprimendo nel frattempo i costi per i servizi offerti, essendo molto più raccolte le aree urbane.
A Cassinetta di Lugagnano ha preso il via anche la proposta di una legge di iniziativa popolare, di cui è possibile richiedere la bozza via mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
lUCA iEZZI