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LA FAVOLA DEL CAVALIERE COL TACCO 

di Cazzirro

C’era una volta uno gnomo col tacco, 
non frequentava foreste né boschi 
ma conosceva ogni mare, ogni attracco. 

Quando un bel dì, con una “sveltina” 
prese l’Italia e la mise nel sacco, 
grazie ai poteri di maga Bettina. 

Fiero cipiglio, il neo Cavaliere, 
scese nel campo, cavallo e “stalliere”. 

Colse la mela più rossa al cianuro, 
mentre il paese viveva all’oscuro 
e la donò all’ingenua Occhettina, 
per mascherare la furba manfrina. 

Come d’incanto divenne sovrano, 
a lungo regnando sul suolo italiano. 
E quando nacque la stella Rutella, 
vinse e rivinse perfino la bella. 

Partì e ritornò e grazie ai “coglioni” 
fece poi fuori l’ardito Veltroni. 
Solo una cosa ancora gli rode, 
esser battuto due volte dal Prode. 

Fatto e rifatto, temeva i “tramonti”, 
quando intervenne un intermediario, 
che lo sospese a favore di Monti, 
molto stimato, al dì “super Mario”. 

Vecchio e deluso ed anche più stracco, 
sempre arrogante e sempre col tacco, 
non si rassegna e neppure s’abbassa, 
pensa al ritorno togliendo la tassa. 

Come ogni favola ha la morale, 
è proprio sciocco sentirsi immortali.

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